Paesaggi e vedute
Dal vero Malfanti dipinse quello che vedeva dalla finestra del suo studio: gli alberi del giardino di casa Archieri. Dipinse il Po, poco lontano da casa (e partecipò nel 1965 alla Mostra Nazionale “Il nostro Po”, a Piacenza, a Palazzo Farnese). Dipinse Monticelli, anche d’inverno, con la neve, evitando però il monumento. Preferì le strade d’estate, quando il sole imperversa e solo un uomo lo sfida, lui, che va dalla casa allo studio;lui, un uomo solo. Se non è lui è una donna, una donna sola.
Lontano da casa non so se dipinse paesaggi e vedute direttamente con i colori; penso di no, almeno non sempre.
È del ’72 un quadretto raro, i “Monti al Passo Sella”, esposto nell’antologica agli Amici dell’Arte di Piacenza nel 1977; è del ’76 un altro quadretto, “Estate a Moena”, titoli forniti dal pittore e quindi con riferimento puntuale al luogo e al tempo.
È probabile che dal vero derivasse appunti e disegni finiti, da sviluppare subito in studio appena tornato a casa, con le forme vere ancora negli occhi.
Confrontando un disegno finito eseguito a Venezia (nel ’70 o nel ’76) con il dipinto realizzato seguendo le indicazioni dei colori scritte diligentemente a matita nella parte alta del foglio, si capisce bene come nacquero molte delle sue vedute.
I colori indicati nelle note, però , sono ripresi con tale libertà da lasciarci pensare che tra disegno e dipinto non si debba stabilire una dipendenza diretta, assoluta; interviene la fantasia, interviene il gusto. Di “Venezie” Malfanti ne dipinse parecchie, anche di medie dimensioni: nel ’76 il “Canale della Giudecca” e “La Salute”, quest’ultima di forti colori che declassano le raffinatezze del Longhena per accostarle, cromaticamente alla pari, con l’umiltà delle case senza pretese che le stanno a lato sul Canal Grande, ma sono le vedute di piccole dimensioni le migliori. C’è un “Canal Grande” nei pressi della piazzetta di S.Marco impreziosito, o meglio innervato, da una lieve svirgolata di rosso che anima il pontile, al di qua di colori lieti, del colore limpido delle pietre dure. Splendide anche la piccola “Venezia” donata dalla famiglia al Comune di Monticelli e un’altra rimasta in casa, con dei neri tersi che trovano giustificazione in un contesto cromatico esemplare. Ben riuscito anche un “Ponte Vecchio” a Firenze.
Di vedute piacentine non se ne conoscono molte: è del ’68 la “Stazione dei tram”, con l’alto campanile della Torricella a sinistra, svettante sopra le case e i capannoni, le carrozze, nella distesa di centro-destra; c’è una “Muntà di ratt”, animata dal rosso vivo della veste di una donna che rasenta il muro con la borsa della spesa; c’è una “Via benedettine” vista da chi entra in città , con case coloratissime di fronte alla chiesa, al posto del tetro muro del carcere. Fantasia anche qui, animazione del ricordo.