Le donne
È un tema ricorrente. Una mezza figura del ’49, o di poco dopo, conservata nella raccolta Casana, è un avvio straordinario. Cromatismo prezioso, spento. Quando Malfanti apparve nell’ ambiente locale con opere di questo genere stupì, perchè estranee alla tradizione. Nella collezione Rinaldi di Reggio Emilia ci sono tre dipinti che possono essere considerati emblematici: una “Ragazza che legge, seduta sul divano”, del ’66, una “Donna che cuce”, del ’67, e una “Ragazza in rosa”, del ’69; quest’ultima un unicum per il colore, per quel rosa che dal golfino sale al volto, scende alle mani, condiziona il fondo, anch’esso, però, permeato di malinconia, anche se non è nera come negli altri dipinti.
È del ’66 una “Massaia vista di spalle mentre stende il bucato” della collezione Casana, portata in primo piano in una posizione insolita. Dovrebbe essere dello stesso tempo una “Ragazza che legge” della collezione Gambazza, seduta al tavolo, con la finestra aperta sul fondo; colori spenti nel grigio, con una pennellata viva rosa-viola che suggerisce i colori simili, ma piĆ¹ bassi, nel cielo. Manca in tutte queste versioni un sorriso. Tra i dipinti del Comune di Monticelli ce n’è uno con due figure femminili (madre e figlia) accostate in verticale per paratassi; si ignorano. Ce n’è un altro con tre ragazzine, piuttosto scomposte, che si voltano le spalle.
Come Luigi Arrigoni anche Malfanti ha una concezione negativa dell’ esistenza.